Era
ventilata l’ipotesi di manifestare restando in silenzio: una folla muta può ben
rivendicare diritti con forza ostinata,
estrema. Poi è prevalsa la gran voce.
Saranno
migliaia e non solo lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e della cultura a
riunirsi sabato 27 giugno alle ore 14 in Piazza Santi Apostoli a Roma.
Non solo
artisti, attori, tecnici, maestranze, impiegati, creativi, musicisti, danzatori
e tutti coloro che con il loro fare contribuiscono al grande mondo dello
spettacolo e della cultura. A loro fianco ci sarà anche il mondo del precariato
e del sommerso.
Mondi
che si uniscono in una grande manifestazione nazionale perché la cultura è un
bisogno sociale, riguarda tutti.
E tutti
sono invitati a partecipare a una rivendicazione sacrosanta per ricostruire dal
basso un modello che veda il riconoscimento giuridico di questi lavoratori;
modello che finalmente veda la piena attuazione dell’articolo 9 della nostra Costituzione
in cui si dice che la Repubblica promuove lo sviluppo di cultura e ricerca
scientifica e la tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico della
Nazione.
L’emergenza
Covid è stata un po’ come lo scoperchiamento del vaso di Pandora, quindi non
solo la preoccupazione per il momento, ma è saltata fuori – da fine febbraio
2020 centinaia di lavoratori hanno iniziato un dibattito scarnificante
attraverso web- conferences che ha poi portato al raduno di sabato 27 giugno - anche
la frustrazione comune di tutti i lavoratori del settore per anni e anni di
emergenza e precarietà.
Non è
facile vivere da cittadini di serie B, discriminati e non riconosciuti come
categoria. Non è facile vivere da eterni precari, senza malattia, ferie,
ammortizzatori sociali e politiche di sostegno al reddito.
No, non
è facile e alla lunga logora.
Stanchi
di parole e vuote rassicurazioni, ritenendo una falsa riapertura quella fissata
al 15 giugno dal Governo perché riguarda un’esigua minoranza dell’intero
settore, i lavoratori e le lavoratrici chiedono per l’emergenza un reddito
effettivo fino alla completa e reale ripresa dello spettacolo dal vivo.
Sempre a
gran voce chiedono un intervento economico a favore di imprese aziende e
associazioni per garantirne la sopravvivenza; chiedono, sempre nell’emergenza,
protocolli di sicurezza; chiedono il mantenimento dei livelli occupazionali
pre-covid; l’impiego del Fondo unico per lo spettacolo per saldare tutte le
retribuzioni e i cachet insoluti prima dell’emergenza sanitaria; chiedono una
limpida gestione dei diritti d’autore e rifiutano ogni forma di streaming dello
spettacolo dal vivo.
Fin qui
le richieste dettate dall’emergenza, quanto alla rifondazione della cultura,
delle arti e dello spettacolo dal vivo, chiedono al Governo di avviare un
tavolo di confronto tecnico istituzionale permanente fra gli stessi lavoratori
auto-organizzati, i sindacati e le istituzioni.
Si ha un
bel dire che cultura e arte sono il patrimonio dell’Italia, ora è tempo di
passare ai fatti.
molto bene.
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