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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

Brevi lezioni sul linguaggio

Non c’è dubbio, quando uno studioso sente il bisogno di scrivere quanto sia bello ciò che studia, il risultato è un gran libro. E’ il caso di Brevi lezioni sul linguaggio di un linguista che insegna all’Università di Reading, nato nel 1972 in provincia e cresciuto a Torino, Federico Faloppa. Un cervello fuggito? Chissà. Di certo un cervello che funziona assai bene, tanto da architettare in 62 brevi quanto intensi capitoli un viaggio che conduce il lettore a saperne di più di cosa sia (“formidabile abilità che è di tutti gli esseri umani”), come nasca, quando e come funzioni il linguaggio che ci consente non solo di comunicare, ma pure di esperire il mondo.  E’ quella capacità di comunicare pensieri, esprimere sentimenti, insomma informare altri esseri umani sulla realtà interiore ed esterna tramite un sistema simbolico di segni vocali, gestuali e scritti ricombinabili quasi all’infinito seguendo una serie di regole.  Beninteso, nel regno animale non siamo gli unici possessori d

L'arte scende in piazza

Era ventilata l’ipotesi di manifestare restando in silenzio: una folla muta può ben   rivendicare diritti con forza ostinata, estrema. Poi è prevalsa la gran voce. Saranno migliaia e non solo lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e della cultura a riunirsi sabato 27 giugno alle ore 14 in Piazza Santi Apostoli a Roma. Non solo artisti, attori, tecnici, maestranze, impiegati, creativi, musicisti, danzatori e tutti coloro che con il loro fare contribuiscono al grande mondo dello spettacolo e della cultura. A loro fianco ci sarà anche il mondo del precariato e del sommerso. Mondi che si uniscono in una grande manifestazione nazionale perché la cultura è un bisogno sociale, riguarda tutti. E tutti sono invitati a partecipare a una rivendicazione sacrosanta per ricostruire dal basso un modello che veda il riconoscimento giuridico di questi lavoratori; modello che finalmente veda la piena attuazione dell’articolo 9 della nostra Costituzione in cui si dice che la Repubblica promu

Mirabile libro il mondo

A Friederich Schiller Goethe era debitore di una seconda giovinezza, di averlo riportato ad essere poeta “quando avevo a tutti gli effetti smesso di esserlo”.  Lo scrive lo stesso autore del portentoso Faust in una lettera del 1798 all’amico drammaturgo, una delle trentuno raccolte da Marco Federici Solari sotto il titolo Mirabile libro il mondo per la collana dei Pacchetti de L’orma editore.  Ossia quei libriccini pronti per essere spediti che radunano lettere spesso inedite di artisti e pensatori di ogni tempo. Ben 15.000 sono quelle giunte a noi dello scrittore nato a Francoforte sul Meno nel 1749, e le trentuno scelte da L’orma vanno dal 1764 al 1832: da un Goethe appena quindicenne a un vecchio che ancora s’interroga sulla vita a cinque giorni dalla morte. Un arco di tempo di settanta anni, non poco. Di certo bastevole a render conto di tante fasi della vita di colui che per dir lettera coniò, nello studio dedicato a Winckelmann, la formula “colloquio con se stessi”.  Di lett

Simone Weil

C’è un volumetto in libreria che resiste sugli scaffali da un bel po’. E’ Il libro del potere, raccoglie tre saggi di Simone Weil, figura da molti ritenuta contraddittoria – come se il pensiero in sé non lo fosse -, in verità animata da un radicalismo che permeò tutta la sua breve vita. In trentaquattro anni – nasce a Parigi nel 1909, muore sola a Londra nel 1943 -, dacché comprese che ciascuno era in sé unico e ricco di potenzialità, convinzione cui approdò abbastanza presto, non smise mai di lottare al fianco di chi, povero, combatteva per ottenere dignità e giustizia. I tre saggi qui raccolti dall’editore Chiarelettere, sono stati scritti alla fine degli anni Trenta inizi Quaranta del secolo scorso. Il primo, L’Iliade o il poema della forza Weil iniziò a scriverlo nel 1937 ma lo completò più tardi e fu pubblicato con lo pseudonimo di Emil Novis sui Cahiers du Sud nel 1941. Anni Trenta Quaranta del Novecento: totalitarismi e industrializzazione sfigurano il mondo, lei, legg

Perché Cancroregina?

Primo, è un racconto molto amato di Tommaso Landolfi. Secondo, mi si addice: di cancro ne so qualcosa, ci vivo insieme da tanti anni e sono certa che gli venderò cara la pelle.  Regina, voglio esserlo come chiunque a casa propria. Qui, si possono trovare i miei copioni, di quando ero attrice di un teatro improrogabile. Sempre qui, trova casa Quaderno Rosso.  Un progetto che risale ai tempi della crisi economica, quando un giorno sì e un no c'era chi la faceva finita attanagliato dai debiti e dallo spauracchio della miseria. Allora, guardando la mia rubrica, m'accorsi che frequentava dal milionario all'indigente e decisi di scattare istantanee con la penna . M'inventai un questionario di ventuno domande e, in base alle risposte durante un incontro di un paio d'ore, tratteggiavo in due pagine il ritratto di chi aveva accettato di partecipare a un insolito sondaggio ispirato dalle Vite di uomini non illustri  di Giuseppe Pontiggia. Di questi tempi, nel pandemonio, Q