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Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

Achille Odisseo

  La mia versione dell’Iliade è quella di Rosa Calzecchi Onesti con testo a fronte, che uscì nel 1950 per Einaudi tra “I Millenni”. Della stessa traduttrice, l’Odissea. Nascosta da qualche parte, “L’Ilide ou le poème de la force”, lettura weiliana del poema alle origini della letteratura occidentale, lettura che insegna la forza quale devastatrice di vinti e vincitori. Ora questi libri affollano il tavolo dove leggo e scrivo, chiamati in causa da Achille Odisseo. La ferocia e l’inganno di Matteo Nucci uscito per Einaudi nella collana Sile Libero VS che apre ai dualismi (ghiottissimo appare l’agone “Atene Sparta. Democrazia e totalitarismo” curato da Eva Cantarella). Il libro, duecento pagine, si divide in quattro parti dove i due eroi omerici non si lasciano mai, avvinti l’uno all’altro ma opposti – Achille piè veloce e Odisseo re astuto. Il primo, biondo e bello da far tremare i polsi è il presente morso a sangue; il secondo, irsuto e muscoloso, è il futuro sempre oltre, mai qui.

Ancora bigotti

  Tra le lotte, la mia preferita è quella tra i sessi: ne hai combinate più tu, tuonava sessuofoba maman, che Carlo in Francia! Ancora bigotti: non lo manda a dire, Edoardo Lombardi Vallauri grazie a Einaudi, rivolgendosi nel sottotitolo agli italiani a tu per tu con la morale sessuale. Vi ricordate quella polifonia di cineasti – Monicelli, De Sica, Fellini e Visconti – insieme a dirigere altrettanti episodi per un film del 1962, Boccaccio ’70 ? Peppino De Filippo era per Fellini il dottor Antonio, le cui tentazioni – Anita Ekberg succinta in un cartellone pubblicitario che invitava a bere più latte –, erano pari alla sua ipocrisia. Un tipo, il moralista, cioè chi dice: tutti devono fare come me, non del tutto scomparso e di cui si potrebbe dire investito anche l’autore. Già, da una morale all’altra. Dall’orrido Catechismo di Woytilaccio – così come nel 1983 Benigni appellò il Papa che contribuì a far di tutto il mondo mercato –, catechismo che condanna onanismo, adulterio, pornogr

Due vite

  A sentir lui, la scrittura è un mezzo buono per evocare i morti. Consiglia a chi ha nostalgia di qualcuno, di fare lo stesso: scrivete di chi non c’è, e lui o lei sarà con voi. A me è capitato, ma parliamo di lui: Emanuele Trevi che a 56 anni corre per il Premio Strega con “Due vite” edito da Neri Pozza. Dopo Einaudi, Laterza, Rizzoli, Ponte alle Grazie, ora con la casa editrice veneziana tenta di dare una seconda vita al suo libro che racconta due amici scrittori scomparsi presto: Pia Pera e Rocco Carbone. Vi consiglio di leggere queste centoventisette pagine concedendovi un pomeriggio pieno, ne uscirete con la sensazione piacevole che sì, l’autore c’è ma scompare in un abile togliersi di mezzo, da autore ad amico, testimone oculare di tanti fatti divenuti aneddoti, probabilmente. Due vite forse tre, anzi due vite e una voce che dice la sua, deduce, ricorda, sfoglia fotografie, vecchi diari fino a sostituirsi all’amico Rocco nel portare a termine un romanzo uscito postumo. Quasi Ott