Tra le lotte, la mia preferita è
quella tra i sessi: ne hai combinate più tu, tuonava sessuofoba maman, che
Carlo in Francia! Ancora bigotti: non lo manda a dire, Edoardo Lombardi
Vallauri grazie a Einaudi, rivolgendosi nel sottotitolo agli italiani a tu per
tu con la morale sessuale.
Vi ricordate quella polifonia di
cineasti – Monicelli, De Sica, Fellini e Visconti – insieme a dirigere
altrettanti episodi per un film del 1962, Boccaccio ’70?
Peppino De Filippo era per
Fellini il dottor Antonio, le cui tentazioni – Anita Ekberg succinta in un
cartellone pubblicitario che invitava a bere più latte –, erano pari alla sua
ipocrisia. Un tipo, il moralista, cioè chi dice: tutti devono fare come me, non
del tutto scomparso e di cui si potrebbe dire investito anche l’autore. Già, da
una morale all’altra. Dall’orrido Catechismo di Woytilaccio – così come nel
1983 Benigni appellò il Papa che contribuì a far di tutto il mondo mercato –,
catechismo che condanna onanismo, adulterio, pornografia manco a dirlo, e tutto
il sesso in generale a parte quello procreativo, e poco manca che minacci chi
si masturba di divenir cieco. A chi, come Vallauri pretende di stabilire cos’è
bene andandolo a cercare anche lui ahimè nel “naturale” come altri, leggi
Marcuse: “il calo del desiderio (s’intende nella coppia) è regolato dalla
natura.” D’accordo, dura poco l’attrazione, quella che se c’è reciprocità ti
porta a farlo dappertutto con il tuo amato bene, è un soffio, d’accordo. Ma è
anche vero che siamo stati “naturalmente” cannibali in senso stretto e non è
detto sia bene esserlo ancora. Per la verità c’è ancora chi lo è in senso lato,
ma questo è un altro discorso.
Per tornare ai bigotti, se
sapessero che il sesso è biologicamente necessario come necessaria è la varietà
di partner sessuali, mica per altro, per essere onesti con se stessi, in quanto
ipocriti, i bigotti pigri e invidiosi, continuerebbero a mentirsi e magari
trasgredire il volere di Santa Madre Chiesa che s’è inventata una madre
vergine, pur di non lasciare agli altri la libertà di scegliere. Ecco la parte
più bella del libricino, che induce un sogno forse solo da sognare, almeno
finché a Roma nun se mova foja ch’er Papa nun voja: liberi alla luce del sole,
e non come veri e propri sensi di colpa con due gambe sotto. La colpa è morta
in culla, diceva un’amica anarchica: dagli sciamani ai preti, il potere sulla
sessualità delle persone è a ben vedere – se è vero com’è vero che il desiderio
e non il Capitale muove il mondo -, il potere per eccellenza. Ve lo immaginate
un mondo solo di creature che soddisfano i propri piaceri anziché farsi schiavi
del lavoro? Insomma, gli interessi della casta sacerdotale e del capitalismo
coincidono. Da migliaia di anni il controllo sessuale è tra le forme essenziali
di controllo sociale, serve a rafforzare il potere dei ricchi sui poveri, dei
mariti sulle mogli, dei furbi sui semplici e gli onesti. Ne siano prova una
manciata di dati aggiornati: il 70% delle donne e il 61% delle giovanissime
continua a pensare che il sesso sia male se non riscattato dall’amore. Nel
tempo, l’innamoramento ha preso il posto del matrimonio quale legittimante il
sesso. Ma in fondo siamo gli stessi italiani dell’inchiesta pasoliniana del
1965, Comizi d’amore.
Il sesso rimane tabù dei tabù,
tanto che se ancora si vuol far del male a qualcuno, basta usare i suoi
comportamenti sessuali.
Chi ci rimette di più, è sempre
la donna ché a parte madri mogli e sorelle è sempre e comunque “mignotta”.
Molto si sono affrancati coloro
che erano ai margini del sistema, perché nel loro caso non aveva senso
rispettare le regole del sistema: gli omosessuali sono stati l’avanguardia sul
cammino della liberazione sessuale.
Peccato che oggi rivendichino
uno sguardo dalla Chiesa, che non trovino meglio da fare piuttosto che
riprodurre la coppia cattolica borghese, che affittino uteri per avere figli.
Povere donne, ancora e per quanto mercificheremo non più e solo corpo e
intelligenza, ma finanche maternità?
Un amico geniale davvero, un
giorno mi disse candide: Vedi, a noi uomini piace fottere, a voi donne piace
fare figli. Come vedi ci si incontra.
Forse aveva ragione, stando a
quanto sostiene l’autore nel disaminare l’uso di Tinder con il suo indicarti
persona disponibile a incontrarti nei paraggi: le italiane, a detta sua, non
concedono incontri all’improvviso, mirano all’altare, ancora. Mah! A me,
libertaria, non garba un granché la pederastia greca che piace all’autore: tra
amante e amato c’era un tempo che faceva la differenza, troppa. Ammette,
l’autore, i diciotto anni come limite per provarci, ma forse dipende se chi ci
prova è un vecchio bavoso o un bel ragazzo, o una ragazza. De gustibus, sine se
sine sed.
Centoquarantacinque pagine, un
soffio di cui le ultime quattro, “Congedo”, dovrebbero leggerle tutti.
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