Così come non c’è dio, neppure l’oggettività: non stanno né in cielo né in terra. Se con me finisce il mondo, sarà bene conoscere se stessi. Se la vita non è vita, se per vivere occorre morire, c’è chi al bivio sceglie la durata, il morir vivendo, e chi no. Carlo Michelstaedter a ventitré anni era già sulla via della persuasione, solcata prima di lui da non molti giganti che però parlarono forte e chiaro. Del giovane goriziano ritenuto il più bel frutto della filosofia italiana del Novecento, si torna a parlare grazie a Thomas Vasek, scrittore di un’inchiesta filosofica tesa a dimostrare la quasi identità tra il pensiero di Michelstaedter e l’Heidegger di "Essere e tempo" del 1927. Dimidiate Michelstaedter nell’inchiesta filosofica Heidegger e Michelstaedter , in libreria grazie a Mimesis, «dimidiate» ché dell’opera sua Thomas Vasek prende in considerazione solo la tesi di laurea “La persuasione e la rettorica” e benché citi una, due volte le Appendici di questa, lì ...