Non doveva andare così.
A quarant’anni, mastectomia
radicale destra, un’amazzone praticamente.
Mai voluta protesi.
Dieci anni dopo, sei anni fa,
una diagnosi di metastasi ossee agli acetaboli.
Una diagnosi senza biopsia,
tanto invasiva sarebbe stata.
Sei anni di bombardamenti al mio
corpo, a me: radioterapia, chemioterapia, ormonoterapia. Nel tempo l’oncologo
di sempre andò in pensione, chi gli succedette non mise mai in discussione la
sua diagnosi, neppure quando mi trasferì per poco in un altro day hospital.
Sei anni di cure devastanti e
intanto non morivo ma non camminavo quasi più. Nel tempo con l’oncologo di
sempre divenimmo amici e visto come non camminavo e non morivo, un giorno venne
a casa a dirmi che no, non sarei morta di lì a poco. La verità vera e probabile
era un’errata diagnosi a monte, in poche parole, non si trattava di metastasi
ossee bensì di coxoartrosi.
Lì per lì non ho ben realizzato,
mi sentivo giorno dopo giorno sempre più Euridice rilkiana. Lastre e risonanze
hanno confermato il dubbio e la nuova verità.
Adirò causa contro la medicina
di referto in referto, mai nessuno che prendesse in esame la mia diagnostica
per immagini, solo i referti; mai nessuno che abbia aperto quei dischetti e
visto che no, non era cancer, ma un’artrosi tanto brutta da parere cancer.
Ora, convalescente e in
riabilitazione dopo un’operazione all’anca sinistra, operata nel giro di
quindici giorni dalla visita con l’ortopedico, in me titanio e porcellana.
Non cerco un colpevole, non sono
così. Cerco soltanto di creare un precedente perché altri non debbano vivere
sei anni all’ombra della morte, e tanti mi sono testimoni che ho vissuto fino
all’ultimo respiro. Mi dicevo, finché c’è vita c’è da vivere, e vivevo a pieno.
Certo il mio tempo si è appiattito sul presente, osando un futuro di pochi mesi,
ma sfido chiunque a stare nel qui e ora nonostante una condanna a morte.
A due settimane dall’intervento,
sono solo e sempre dolore, una zampa simil zampone, per rimettermi ci vorranno
quattro mesi.
Sono viva fuori e dentro dove ho
imparato a venire ai ferri corti con la vita e a fare i conti con la morte.
Tutto quel che non mi ammazza mi fortifica, scrisse Nietzsche.
Sono senza parole!
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