Avercela una penna capace di disegnare con le parole, sarebbe da farsi qualche bracciata a nuoto, come consigliava Giuseppe Pontiggia. Poi, scrivere. E magari dipingendo, con le parole arrivare in alto, a guardare da lassù. Avercela una penna così, con un niente spalanchi vedute mozzafiato e un attimo dopo sei nell’erba, a indovinare gli insetti dal rumore che fanno. Con una penna così, pochi cenni – un tripudio di rondini - e sei dentro fino al collo in una cronaca di diserzione, storia incredibile ma verisimile. Quanto al Dumont del titolo, è la fonte del racconto, lui è quello delle domande, disegna fin da ragazzino, suo padre lo esortava a sapere cosa pensasse guardandolo nelle pupille. Dal 6 maggio grazie a L’Orma in libreria, Il cannocchiale del tenente Dumont di Marino Magliani è romanzo con al centro un tenentino dell’esercito napoleonico in Egitto, è l’estate del 1799 e dall’Africa sta per essere rimpatriato con il capitano Lemoine e il soldato basco Urruti, insieme consuma